21 gennaio 2011, spazio anarchico 76A

CHIUDIAMO LE SCUOLE

SULL’IGNORANZA DELLE PERSONE ISTRUITE

Una cinquantina di persone ha partecipato al dibattito sulla scuola proposto da Sprofessori. Abbiamo spiegato l’origine del collettivo e dell’iniziativa: l’effetto lenitivo di un viaggio in Spagna sul malessere esistenziale di un anarchico cosciente di lavorare in un’istituzione coercitiva. In particolare il compagno che ha introdotto la discussione ha accennato alla conoscenza dell’esperienza di Paideia, scuola anarchica dell’Estremadura: un’esperienza che è stata definita suscettibile di critiche, ma senz’altro stimolante nella direzione di immaginare un insegnamento legato alle proprie passioni e alla volontà di cambiare il mondo. Il trasferimento in Italia della tensione respirata durante l’esperienza spagnola si è concretizzato nella proposta di un’assemblea (inizialmente aperiodica, ora divenuta settimanale) per coinvolgere sensibilità libertarie in una discussione sull’educazione e, soprattutto, sul “che fare”. L’intervento di apertura ha toccato alcuni punti della critica alla scuola di stato, soffermandosi su quello dell’alienazione da intellettualismo. Si è partiti dalla descrizione di esperienze personali, dalla chiacchiera fuori al bar su problemi lavorativi alla messa in discussione di quel concetto di delega a cui incateniamo la nostra esistenza; dalla lettura di libri di un secolo fa, all’autoconvincimento che è possibile scardinare qualcosa di un presente opprimente. Dei due testi inclusi nel libretto che abbiamo editato (“Chiudiamo le scuole” di Giovanni Papini e “Sull’ignoranza delle persone istruite” di William Hazlitt) abbiamo evidenziato non tanto il contenuto, quanto le riflessioni che essi ci hanno ispirato. Altro aspetto messo in risalto è stato quello del metodo assembleare e volontario come pratica (auto)dimostrativa della possibilità di un’azione non eterodiretta. Ai nostri tre interventi è seguito un dibattito molto partecipato prolungatosi per quasi tre ore, di cui non è possibile che un resoconto molto parziale. Una grossa parte degli interventi si è concentrata sui metodi autoritari che vengono applicati a scuola, sebbene non sia mancato chi abbia fatto rilevare l’irriformabilità del contesto scolastico, visto come prodotto di un’organizzazione sociale fondata sull’alienazione del denaro, della tecnologia e dell’ideologia. È chiaro che, da questo punto di vista, la scuola è non solo un prodotto del capitalismo, ma anche uno dei suoi mezzi di propagazione più potenti. Da questo presupposto è partita la critica anche di esperienze libertarie come quella di Summerhill, che vanta tra i risultati di un’educazione libera da costrizioni, la “produzione” di alunni perfettamente inseriti nella società e per giunta in grado di primeggiare in essa (“aguzzini del futuro”, li chiamerebbe una ahi-noi poco nota band genovese). Si è parlato della grande alleata della scuola nell’opera di addomesticamento: la famiglia. Quanti genitori, desiderano per i figli altro da ricchezza economica e inserimento sociale? Pochissimi. Per fortuna, però, almeno uno di questi era presente al dibattito e ha riassunto in una frase la diversità tra la propria visione del mondo e quella dei professori del figlio che sconsigliavano l’abbandono del liceo scientifico in cambio di un più umile professionale (scelta sostenuta però dal ragazzo, poco interessato al latino): “Non si studia per i soldi. Si studia per il benessere dell’umanità”.

Ai tanti che, durante il dibattito, ci chiedevano indicazioni sulle nostre proposte “pratiche” rispondiamo che, a rischio di apparire inconcludenti, vogliamo, per il momento, semplicemente continuare la discussione con chi ha voglia di chiarirsi le idee. Magari partendo dall’affermazione che ha messo tutti d’accordo “Si studia per il benessere dell’umanità”, per porsi altre domande: in cosa consiste il benessere dell’umanità? Cosa studiare? È possibile farlo a scuola? Possono gli adulti chiedere ai ragazzi qualcosa che essi stessi non fanno? Soddisfatti di questa nostra prima iniziativa pubblica, ne proponiamo dunque un’altra con le stesse modalità: venerdì 11 febbraio al 76A, presentazione di un libretto con due scritti di critica alla scuola ed una nostra prefazione. Chiunque abbia proposte più concrete ed incisive, comunicandocele o mettendoci davanti al fatto compiuto non potrà che farci un piacere.

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