C’è un posto per te nella scuola pubblica…

Finalmente i tuoi anni di studio, i sacrifici tuoi e dei tuoi genitori stanno per portare il loro frutto: la speranza di un posto fisso. Uno dei migliori, secondo quanto osservava Giovanni Papini un secolo fa: una professione ritenuta “nobile” e che offre, in più, tre mesi di vacanza l’anno e qualche piccola beneficiata di vanità. Anche uno dei più difficili da conquistare però, almeno a quel che sembra oggi in Italia: non esiste carica dello Stato informata sulle modalità con cui si reclutano gli insegnanti. Tutti sanno che esistono delle condizioni che è necessario possedere, quasi sempre equivalenti al pagamento di svariate migliaia di euro: ieri la laurea, poi le SISS, oggi il TFA e il concorso, poi chissà. Nessuno però è in grado di elencare le condizioni sufficienti ad insegnare, con buona pace di chi ama parlare di diritto (alla vita, allo studio, all’insegnamento, ecc…). Una sola cosa è certa: la trafila a cui deve sottoporsi chiunque aspiri ad un posto nella scuola di stato non può che renderlo un deficiente o un insoddisfatto della vita (una cosa non escludendo l’altra). E cosa potrà mai trasmettere ai giovani un deficiente o un insoddisfatto della vita?

Chi ha accettato una carriera lavorativa simile alla raccolta punti di un supermercato (con la differenza che lì almeno i premi sono sicuri) può suscitare pensieri “elevati” o suggerire percorsi di vita dignitosi ai ragazzi?

Chi desidera più di ogni altra cosa ritagliarsi una fetta di sicurezza, un ruolo sociale rispettato e un salario garantito, potrà spiegare – magari nella lezione di storia – che tali ambizioni sono le uniche giustificazioni dei vari fascismi?

Può sviluppare le capacità di astrazione dei ragazzi chi, lamentandosi di ciò che non funziona, dimentica di domandarsi cosa accadrebbe se le cose funzionassero?

Può educare chi anziché liberare le proprie passioni ha imparato ad ingoiare tutta la merda che c’è bisogno di ingoiare per stare in pace con questa società?

Non siamo nella posizione di giudicare o condannare nessuno (e nemmeno ci interessa). Non siamo in grado di proporre soluzioni lavorative alternative (anche se pensiamo che qualcosa è possibile con un po’ di coraggio e fantasia). Non è tempo per i volantini di analisi politica della situazione. Prendi quindi le domande qui sopra per quello che sono: l’ennesimo test a risposta multipla – tanto per cambiare a risposta binaria (SI/NO), facoltativa e gratuita. Se prevalgono i SI rispetto ai NO, hai di che gioire: c’è un posto per te nella scuola di stato….

… IL MIO!

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